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"QUANDO", il cofanetto di Warner Music che racchiude il meglio del repertorio pubblicato dal 1981 al 1999 e il DVD del film documentario "IL TEMPO RESTERÀ".

6CD con 95 brani rimasterizzati dai nastri originali

14 provini, demo e versioni alternative mai pubblicati!

LIBRO di 72 PAGINE + il DVD del Film documentario:

“PINO DANIELE – IL TEMPO RESTERA’”

 

Un documento straordinario

curato dal PINO DANIELE TRUST ONLUS per  Warner Music Italy

Disponibile anche in versione Light Box Edition su 3 CD

 

Esce venerdì 1 dicembre “QUANDO” il cofanetto di Warner Music che racchiude il meglio del repertorio di PINO DANIELE, pubblicato dal 1981 al 1999, e il DVD del film documentario “IL TEMPO RESTERÀ”.

Le tracce audio incluse in “QUANDO” sono state recuperate dai nastri analogici e digitali originali dei 15 Album di Pino Daniele pubblicati da Warner Music, tra i quali: “VaiMo’-1981“, “Bella ‘Mbriana -1983″ passando da “Non Calpestare i Fiori Nel Deserto – 1995“, “Dimmi Cosa Succede sulla Terra – 1997″ e tanti altri. Quello messo in atto è stato un nuovo e accurato lavoro di rimasterizzazione che ha donato nuova vita sonora a brani incisi più di 30 anni fa, migliorandone il suono senza stravolgerne l’essenza.

Gli archivi Warner arricchiscono questo cofanetto anche con demo, provini e versioni alternative mai pubblicati, versioni in spagnolo, special club remix, dj edition e instrumental mix dell’epoca.

Il LIBRO di 72 pagine racchiude testi, foto, commenti, rarità, memorabilia e approfondimenti sul percorso artistico di Pino Daniele, esplorato nello spazio temporale di questo progetto; sono presenti inoltre delle trascrizioni musicali per permettere di studiare lo stile chitarristico di Pino e fare pratica sullo strumento con l’ausilio delle basi musicali originali messe a disposizione in questo cofanetto.

QUANDO è un documento straordinario che, oltre a 6 CD audio e un libro, include il DVD del film “PINO DANIELE – IL TEMPO RESTERÀ”, scritto e diretto da Giorgio Verdelli, che ha ottenuto grande successo di critica e pubblico, proiettato per 3 giorni in oltre 270 sale cinematografiche italiane, con oltre 60.000 spettatori, posizionandosi sempre secondo al boxoffice.

L’Ente no profit Pino Daniele Trust Onlus ha ideato e curato per Warner Music la realizzazione di questo cofanetto.


“QUANDO” è disponibile in due versioni:

BOX DELUXE EDITION

DVD del film “PINO DANIELE – IL TEMPO RESTERÀ”, 6 CD (5 cd con 95 brani rimasterizzati dai nastri originali ed 1 cd di rarità, provini, demo e versioni alternative) + LIBRO di 72 pagine (con foto, commenti di Pino, spartiti musicali per studi di chitarra, analisi del testo e tanto altro…)

BOX LIGHT EDITION

3 CD con 55 brani rimasterizzati dai nastri originali


 

Milano, 3 novembre 2017

Ufficio stampa: Parole & Dintorni (Valentina Aiuto)

Promozione Radio/Tv: Warner Music Italy

Marcotulli, l’omaggio a Pino è jazz

      (8 aprile 2016)

La pianista ha registrato un album rileggendo il canzoniere di Daniele: con lei la De Vito

 

Foto di Paolo Soriani

 

Com’era inevitabile, gli omaggi a Pino Daniele si moltiplicano non solo sul fronte cantautorale, anzi è – inevitabilmente – il mondo del jazz ad osare di più. Come dimostra «A Pino», cd appena registrato, e presentato dal vivo in anteprima lunedì scorso alla Casa del Jazz (in platea anche Alessandro Daniele, figlio del musicista e responsabile della fondazione di famiglia) da Rita Marcotulli, che fu a lungo collaboratrice del Nero a Metà: «Lo conobbi nel 1990, con Maria Pia De Vito andammo a casa sua e gli facemmo ascoltare le cose che stavamo facendo, lui era curiosissimo in fatto di musica, voleva sempre capire, vedere che cosa si stava movendo, immaginare il futuro. Poi iniziammo a lavorare insieme, per me fu una delle esperienze più importanti che abbia mai fatto».

Maria Pia, signora napoletana del jazz italiano, naturalmente è parte dell’operazione: «È forte in me il rimpianto di non aver mai davvero lavorato con Pino. Ci siamo conosciuti e sfiorati professionalmente, ho messo la voce in un suo disco, avevamo pensato di fare cose insieme, ma… Il giorno che è scomparso mi è caduto il mondo in testa, mi sono sentita afona, c’è voluto tempo perché accettassi che l’unico modo per cantarlo ormai era farlo senza di lui», racconta lei, orgogliosa di essere stata chiamata all’Opéra di Lione dal 27 al 30 aprile per un progetto «Carta Bianca»: «È un grande apprezzamento e riconoscimento della mia visione e ricerca musicale, nei suoi aspetti variegati e nelle sfumature più lontane, mi hanno dato, appunto, carta bianca per presentare me e i miei progetti: “The circle”, “Re:song”, “Fun!” “Traces” e “Sarau sul Vesuvio” con sei grandi artisti che rispecchiano una parte del mio attuale percorso creativo: Jim Black, Benoit Delbecq, Michele Rabbia, Huw Warren, Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic».

In «A Pino» la De Vito si è misurata, come fece l’estate scorsa sul Vesuvio con Rava e lo stesso Taufic, con «Lazzari felici». «Il resto del repertorio è , tranne una breve introduzione, strumentale. Daniele ha scritto versi strepitosi, ma non bisogna mai sottovalutare il musicista, innamorato della nostra tradizione come del rock, del jazz, del blues, del funky, dei suoni arabi o brasiliani. Quando cantava “Napule è” diceva di una Napoli città aperta».
La Marcotulli ha riunito per tre giorni in sala di registrazione un manipolo di musicisti come Tore Brunborg al sax, il beneventano Luca Aquino alla tromba (che subito dopo il concerto romano è scappato all’Olympia dove lo attendevano Sting e Manu Katche), il vietmamita Nguyên Lê alla chitarra, Matthew Garrison al basso, Alessandro Paternesi alla batteria e Michele Rabbia: «Lavorare con Pino è stata una lezione di vita e di musica: era un uomo schivo, dotato di humour e intuito, oltre che un artista capace di inventare un suono e uno stile, di sperimentare senza perdere il contatto con il grande pubblico, di fare canzone d’autore senza che i testi uccidessero le melodie. Non si è mai fermato, ha cercato per tutta la sua vita, a volte trovando e a volte perdendosi, ma sempre convinto di non doversi ripetere, di non doversi fermare. Ha scritto cose meravigliose, e non solo nei suoi primi album, in perle come “Nero a metà” a cui siamo tutti così affezionati».

E chissà che un altro omaggio live non arrivi stasera da Alphonso Johnson, mitico bassista dei Weather Report pre-Pastorius e storico collaboratore del Mascalzone Latino, che accompagnò dal vivo, ma soprattutto in un album capolavoro come «Bella ‘mbriana», impreziosito, tra l’altro, dal suo assolo in «I got the blues»: virtuoso dello stick, si esibirà al Sea Legend di Pozzuoli con Adriano Molinari alla batteria e Frank Ricci alla chitarra.

Diffida di tributi e dediche, invece, l’antico amico James Senese, che annuncia per il 29 aprile l’uscita del suo nuovo album, «’O sanghe»: «Siamo cresciuti insieme, ma ricordarlo non vuol dire sfruttare la sua immagine. Dovrebbero vergognarsi tutti quei musicisti che lo fanno».

 

 

di Federico Vacalebre

Ricordando Cesare Monti, il post in cui ha raccontato l’artwork dell’album Pino Daniele

Cesare Montalbetti, meglio conosciuto come Cesare Monti, fotografo, grafico, concept creative, regista, scrittore insomma un Artista a tutto tondo (e la A maiuscola non è un caso).

È stato negli anni ’70 ed i primi anni ’80, concept-creative per numerose case discografiche ideando e realizzando gran parte delle copertine degli album pubblicati in quel periodo. Tra gli artisti con i quali Cesare Monti ha lavorato ricordiamo Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Dik Dik, Edoardo Bennato, Pfm, Equipe 84, Angelo Branduardi, Banco del Mutuo Soccorso e Pino Daniele.

Per Pino ha realizzato la cover e il progetto grafico di quattro album storici: Pino Daniele, Nero a metà, Bella ‘mbriana, Vai mò (oltre ad essere l’autore della foto simbolo del “supergruppo” presente in Vai Mò).

E soltanto il 13 gennaio scorso sulle pagine di la Repubblica, Cesare Monti in un’intervista diede un suo ricordo personale di Pino raccontando il loro primo incontro, aneddoti su Pino e sulla realizzazione delle copertine.

Lo scorso 23 febbraio Cesare Monti ci ha lasciati e noi di “PINO DANIELE wordpress.com” vogliamo ricordarlo e ringraziarlo pubblicando alcuni suoi post tratti dal suo blog in cui racconta di come sono nate le diverse cover realizzate per Pino, dell’idea che si cela dietro queste opere ed anche di alcuni preziosi aneddoti.

 

 

 

Post di Cesare Monti, domenica 17 novembre 2013.

 

 

Pino era un ragazzone che a denti stretti parlava un dialetto misto all’italiano, era difficile capire cosa dicesse, sembrava che bisbigliasse con quel tono un po’ afono. Mi piaceva l’idea di costruire un’immagine che rappresentasse la ciclicità della vita. Il giochino stava nell’aggiungere alla base l’orario delle quattro immagini, immagini in ordine di tempo, solo la prima e la quarta hanno il medesimo orario pur non essendo la stessa. E’ la teoria dei corsi e ricorsi storici le cose si ripetono continuamente, ma come specifica Francesco Guicciardini, nel ripetersi le cose mutano leggermente anche se tutto cambia per rimanere uguale così citava nel Gattopardo il principe di Salina.
Feci la foto nel bagno dell’albergo dove era alloggiato, un hotel sotto la Galleria del Corso. In quella Galleria era passata la storia della musica italiana e prima ancora il varietà, la rivista. Ai tavoli dei bar potevi vedere Battisti e Mogol, Modugno e Vaime, Dario Fo e Franca Rame, la Vanoni e la Mina, Giorgio Gaber e Celentano, Jannacci e Cochi e Renato, lì sotto nascevano le compagnie, i gruppi, c’erano le case discografiche più importanti tra le quali la Numero Uno, tutte le edizioni, insomma il mondo musicale.
Mi piaceva anche poter rompere gli schemi,  mettere in discussione ciò che nel fronte copertina avevo teorizzato. Lo scorrere dell’acqua a simboleggiare il tempo che trascorre, il lavandino che si riempie a significare che le cose non sono sempre uguali, ma per dare forza a tutto ciò occorreva un gesto imprevedibile non programmabile, così l’uomo si alza ed esce di scena, cambiando il percorso prestabilito, affermando quello che i cristiani chiamano, libero arbitrio.

 

 

 

Post tratto dal blog di Cesare Monti

Pino Daniele, "così timido e riservato, vi racconto il genio in bianco e nero"

    (13 gennaio 2015)

Intervista a Cesare Monti, l’artista che firmò le copertine dei dischi storici di Pino Daniele: “Passavamo ore a parlare di musica”

 

Il mitico gruppo è tutto lì, in una foto in bianco e nero che a Napoli è famosa almeno quanto quella dei Beatles sulle strisce di Abbey Road. Non manca nessuno. Pino Daniele, James Senese, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso, Tony Esposito e Rino Zurzolo. La scattò Cesare Monti, fotografo, artista visivo, regista, ma soprattutto l’autore delle copertine di album che hanno fatto la storia della musica italiana. Nel suo studio di Milano, negli anni Settanta, sono nate le cover di dischi per i Dik Dik (gruppo in cui milita il fratello Petruccio Montalbetti), Lucio Battisti, Fabrizio De André, Pfm, Edoardo Bennato, Ivano Fossati. E Pino Daniele, appunto, di cui ha firmato le copertine degli album “Pino Daniele”, “Nero a metà”, “Vai mo’” e “Bella ‘mbriana”. Nacque subito un’amicizia. «Avevamo un feeling speciale — racconta Monti — ho lavorato con molti musicisti importanti ma lui è uno dei pochi di cui sono andato a sentire un concerto. Battisti è stato il più grande musicista che ho incontrato, ma Pino è quello che ho amato di più».

Ricorda il vostro primo incontro?
«Fine anni Settanta, il periodo in cui cominciavo a staccarmi dalla discografia. Però Pino mi piaceva e volevo lavorarci. Venne a Milano, io e mia moglie lo portammo in un negozio a comprare dei vestiti nuovi, perché lui vestiva un po’ così… da scugnizzo diciamo. Era un ragazzo timido, un gigante buono».

Lei è l’autore della foto che ritrae Pino Daniele con il suo gruppo storico.

«Mi hanno detto che è diventata un simbolo a Napoli. La scattai allo Stone Castle di Carimate, dove Pino stava registrando “Vai mo’”. La nostra collaborazione però era cominciata qualche anno prima, con la copertina del disco “Pino Daniele” con le quattro foto in ordine di tempo».

Che è anche una sorta di rompicapo.

«Sì, perché solo la prima e l’ultima hanno lo stesso orario anche se non sono uguali. La scattai nel bagno del suo albergo sotto la Galleria del Corso a Milano. Il concetto alla base è la ciclicità della vita. Riprende la teoria dei corsi e ricorsi storici di Francesco Guicciardini: le cose si ripetono continuamente, ma ripetendosi cambiano anche se di poco».

È la sua foto più bella?
«Io preferisco quella in bianco e nero, sempre di quell’album. Pino seduto su un panca con la chitarra, con la testa rivolta di lato. Sembra un Donatello».

 

Scatti inediti di Cesare Monti (tratti da repubblica.it)

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Poi ci sono “Nero a metà” e “Bella ‘mbriana”.
«La copertina di “Nero a metà” è nata all’improvviso. Ci incontrammo sulla strada tra Roma e Siena e mi venne l’idea di fare questa foto di Pino con chitarra in spalla e un fiumiciattolo alle spalle. Per “Bella ‘mbriana” invece siamo sulle scale della mia casastudio di viale Monte Nero a Milano. Ho voluto scattarla lì perché ci vedevo un’ambientazione napoletana, le scale di un palazzo un po’ fatiscente del centro storico».

Pino frequentava la sua casastudio?

«Sì, veniva sempre a trovarmi. Ma non era il solo, anche De André si fermava spesso, sembrava un club, un ritrovo di artisti. Ricordo che appena arrivava Pino, tante volte in compagnia di James Senese, mi diceva: “Cesare, fà nu cafè, jà”. E si restava lì per ore a parlare di musica».

Qualche episodio particolare?
«Una volta mi raccontò che il riferimento a Masaniello in “Je so’ pazzo” è legato a un’esperienza diretta, a una presenza che “abitava” nella casa in cui viveva da piccolo e che lui pensava essere lo spirito di Masaniello. Da lì quindi «Masaniello è turnato». Un’altra volta mi raccontò della sua sorpresa per piazza Plebiscito strapiena in occasione del suo concerto del 1981. Appena intonò “‘Na tazzulella ‘e cafè”, la gente cominciò a cantare così forte che Pino non riusciva nemmeno a sentire la sua voce. Mi disse: “Capisci, Cesare? Cantavano a squarciagola una canzone che io avevo scritto così, un giorno, al cesso. Incredibile”».

Un affetto travolgente.

«Ma i napoletani sono così. Autentici, di cuore e dotati di un’ironia impareggiabile. Ne ho conosciuti tanti: Edoardo Bennato, Enzo Avitabile, Lino Cannavacciuolo. Io, milanese doc, ho sempre lavorato benissimo con loro, mi sono sempre divertito. Hanno la forza di una cultura unica e una passione straordinaria. De Piscopo, per esempio. Ha una vitalità eccezionale, ci mette il cuore in quello che fa. E poi l’amore dei napoletani per Pino credo rappresenti la voglia di rivalsa di una città che vuole liberarsi dall’oleografia e tributare il giusto riconoscimento a un musicista di altissimo livello».

Il successo cambiò Pino?

«Divenne più sicuro di sé, ma mai presuntuoso. Battisti invece era uno sempre molto convinto delle sue possibilità. Pino, in questo, somigliava più a De André».

Dicono fosse burbero.

«Non è vero. Era timido e riservato, sì. I burberi spesso sono timidi, basta trovare la chiave per farli entrare dentro di te. Poteva dare quest’impressione, ma in realtà era un uomo molto dolce, affettuoso, profondo. Come il suo amico Troisi. Un uomo burbero e antipatico non scrive quei capolavori».

Ai funerali in piazza Plebiscito c’erano centomila persone. A Pino, così schivo, avrebbe fatto piacere?
«Penso proprio di sì. Non credo che possa non far piacere così tanto amore, no?».

 

di Mario Basile