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Marcotulli, l’omaggio a Pino è jazz

      (8 aprile 2016)

La pianista ha registrato un album rileggendo il canzoniere di Daniele: con lei la De Vito

 

Foto di Paolo Soriani

 

Com’era inevitabile, gli omaggi a Pino Daniele si moltiplicano non solo sul fronte cantautorale, anzi è – inevitabilmente – il mondo del jazz ad osare di più. Come dimostra «A Pino», cd appena registrato, e presentato dal vivo in anteprima lunedì scorso alla Casa del Jazz (in platea anche Alessandro Daniele, figlio del musicista e responsabile della fondazione di famiglia) da Rita Marcotulli, che fu a lungo collaboratrice del Nero a Metà: «Lo conobbi nel 1990, con Maria Pia De Vito andammo a casa sua e gli facemmo ascoltare le cose che stavamo facendo, lui era curiosissimo in fatto di musica, voleva sempre capire, vedere che cosa si stava movendo, immaginare il futuro. Poi iniziammo a lavorare insieme, per me fu una delle esperienze più importanti che abbia mai fatto».

Maria Pia, signora napoletana del jazz italiano, naturalmente è parte dell’operazione: «È forte in me il rimpianto di non aver mai davvero lavorato con Pino. Ci siamo conosciuti e sfiorati professionalmente, ho messo la voce in un suo disco, avevamo pensato di fare cose insieme, ma… Il giorno che è scomparso mi è caduto il mondo in testa, mi sono sentita afona, c’è voluto tempo perché accettassi che l’unico modo per cantarlo ormai era farlo senza di lui», racconta lei, orgogliosa di essere stata chiamata all’Opéra di Lione dal 27 al 30 aprile per un progetto «Carta Bianca»: «È un grande apprezzamento e riconoscimento della mia visione e ricerca musicale, nei suoi aspetti variegati e nelle sfumature più lontane, mi hanno dato, appunto, carta bianca per presentare me e i miei progetti: “The circle”, “Re:song”, “Fun!” “Traces” e “Sarau sul Vesuvio” con sei grandi artisti che rispecchiano una parte del mio attuale percorso creativo: Jim Black, Benoit Delbecq, Michele Rabbia, Huw Warren, Gabriele Mirabassi e Roberto Taufic».

In «A Pino» la De Vito si è misurata, come fece l’estate scorsa sul Vesuvio con Rava e lo stesso Taufic, con «Lazzari felici». «Il resto del repertorio è , tranne una breve introduzione, strumentale. Daniele ha scritto versi strepitosi, ma non bisogna mai sottovalutare il musicista, innamorato della nostra tradizione come del rock, del jazz, del blues, del funky, dei suoni arabi o brasiliani. Quando cantava “Napule è” diceva di una Napoli città aperta».
La Marcotulli ha riunito per tre giorni in sala di registrazione un manipolo di musicisti come Tore Brunborg al sax, il beneventano Luca Aquino alla tromba (che subito dopo il concerto romano è scappato all’Olympia dove lo attendevano Sting e Manu Katche), il vietmamita Nguyên Lê alla chitarra, Matthew Garrison al basso, Alessandro Paternesi alla batteria e Michele Rabbia: «Lavorare con Pino è stata una lezione di vita e di musica: era un uomo schivo, dotato di humour e intuito, oltre che un artista capace di inventare un suono e uno stile, di sperimentare senza perdere il contatto con il grande pubblico, di fare canzone d’autore senza che i testi uccidessero le melodie. Non si è mai fermato, ha cercato per tutta la sua vita, a volte trovando e a volte perdendosi, ma sempre convinto di non doversi ripetere, di non doversi fermare. Ha scritto cose meravigliose, e non solo nei suoi primi album, in perle come “Nero a metà” a cui siamo tutti così affezionati».

E chissà che un altro omaggio live non arrivi stasera da Alphonso Johnson, mitico bassista dei Weather Report pre-Pastorius e storico collaboratore del Mascalzone Latino, che accompagnò dal vivo, ma soprattutto in un album capolavoro come «Bella ‘mbriana», impreziosito, tra l’altro, dal suo assolo in «I got the blues»: virtuoso dello stick, si esibirà al Sea Legend di Pozzuoli con Adriano Molinari alla batteria e Frank Ricci alla chitarra.

Diffida di tributi e dediche, invece, l’antico amico James Senese, che annuncia per il 29 aprile l’uscita del suo nuovo album, «’O sanghe»: «Siamo cresciuti insieme, ma ricordarlo non vuol dire sfruttare la sua immagine. Dovrebbero vergognarsi tutti quei musicisti che lo fanno».

 

 

di Federico Vacalebre

Marcotulli: Racconto il mio Pino Daniele

 

“Ho incontrato Pino la prima volta nel 1990. Andai a casa sua con Maria Pia De Vito per fargli sentire un po’ delle nostre cose. La collaborazione è nata così”. Parola di Rita Marcotulli, pianista e compositrice romana, in scena lunedì 4 aprile h21 alla Casa del Jazz con un omaggio a Pino Daniele. La Marcotulli, che a lungo ha collaborato con Daniele, rileggerà con la sua band in chiave strumentale brani del musicista napoletano scomparso poco più di un anno fa.

Cosa ha significato lavorare con Pino Daniele?
È stata una delle esperienze più importanti della mia vita, non solo dal punto di vista musicale ma anche umano. Era una persona speciale, schiva a volte, ma con un grande senso dell’ironia e un grandissimo intuito. C’era un’immensa sintonia tra noi

Che cosa ha significato per la musica italiana?
Pino è stato l’inventore di uno stile, è riuscito a mantenere la sua personalità, pur sperimentando e spaziando in mondi diversi. Aveva questa grandissima facilità per la melodia e gusto armonico come pochissimi cantautori. Quello che rimarrà è la sua originalità. Quella che ad esempio manca ai giovani cantanti di tutti questi programmi tv, che a me sembrano tutti uguali.

Qual è stato il suo migliore momento creativo a suo modo di vedere?
Pino ha continuato a essere creativo per tutta la vita e ha cercato sempre altre strade. A volte una strada è meglio dell’altra, ma non si è mai fermato. Poteva essere amareggiato, perché nel mondo discografico si predilige sempre più la quantità che la qualità e questo penalizza qualsiasi artista.

Un suo album al quale è particolarmente affezionata?
Sono cresciuta con i vecchi album, tipo Nero a metà. Ma con questo omaggio a Pino compositore ho scoperto tanti altri pezzi con melodie meravigliose. Ha scritto così tanta roba magnifica che è difficile scegliere. Mi reputo una privilegiata per averlo incontrato e aver potuto condividere dei bellissimi momenti della mia vita.

 

 

di Stefano Milioni

Su RAI 1 (in seconda serata) il sesto appuntamento con "CANZONE" (lo speciale dedicato alla grande musica italiana), protagonista PINO DANIELE

Dopo il successo delle precedenti puntate, è PINO DANIELE il protagonista del sesto appuntamento di “CANZONE”, speciale dedicato alla grande musica italiana. La puntata, intitolata PINO DANIELE “Nero a Metà”, andrà in onda martedì 30 dicembre in seconda serata su Rai 1 (dalle ore 23.25).

Un’ora di racconto tra musica e parole con cui il cantautore e musicista svela come è nato “NERO A METÀ” (1980), l’album della consacrazione per Pino Daniele, simbolo di quel sound inconfondibile, tra sonorità blues, rock, jazz e l’immancabile tradizione napoletana, che è diventato il suo marchio di fabbrica in Italia e all’estero. Protagoniste le canzoni più belle di Pino, da “Quanno chiove”, al brano che dichiara la sua passione di sempre, “A me me piace ‘o blues”, da “I Say I’ Sto Ccà” a “Nun me scuccià”: grandi classici che all’epoca definirono un nuovo stile musicale e che ancora oggi risultano di sorprendente freschezza.

Ad aneddoti e racconti inediti dell’artista sulle sue tante collaborazioni con i grandi della musica italiana e internazionale, si alterneranno le immagini della data di “NERO A METÀ” tenuta il 13 dicembre scorso a Roma. Una serie di concerti che ha visto Pino Daniele salire sul palco delle principali città italiane con uno spettacolo che racchiude tutta la sua storia musicale e l’identità di suono che ha caratterizzato il suo percorso artistico. Insieme a Pino la band composta dai musicisti che parteciparono alle registrazioni dello storico album “NERO A METÀ”: Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano, tastiere ed organo) e Rosario Jermano (percussioni), gli amici Rino Zurzolo (contrabbasso) ed Elisabetta Serio (piano) e con la partecipazione straordinaria di due musicisti che hanno arricchito e stimolato il percorso artistico di Pino: Tullio De Piscopo alla batteria e James Senese al sax.

PINO DANIELE “Nero a Metà” è un programma di Gianluigi Attorre e Paolo Biamonte, con la regia di Cristian Biondani e la consulenza artistica di Giampiero Solari. Una produzione di BALLANDI Multimedia e F&P Group.

 

Milano, 28 dicembre 2014

Ufficio stampa: Parole & Dintorni

Pino Daniele protagonista della sesta puntata di “Canzone”

In onda il 30 dicembre in seconda serata su Rai 1

 

Dopo il successo delle precedenti puntate, è PINO DANIELE il protagonista del sesto appuntamento di “CANZONE”, speciale dedicato alla grande musica italiana. La puntata, intitolata PINO DANIELE “Nero a Metà”, andrà in onda martedì 30 dicembre in seconda serata su Rai 1 (dalle ore 22.40).

Un’ora di racconto tra musica e parole con cui il cantautore e musicista svela come è nato “NERO A METÀ” (1980), l’album della consacrazione per Pino Daniele, simbolo di quel sound inconfondibile, tra sonorità blues, rock, jazz e l’immancabile tradizione napoletana, che è diventato il suo marchio di fabbrica in Italia e all’estero. Protagoniste le canzoni più belle di Pino, da “Quanno chiove”, al brano che dichiara la sua passione di sempre, “A me me piace ‘o blues”, da “I Say I’ Sto Ccà” a “Nun me scuccià”: grandi classici che all’epoca definirono un nuovo stile musicale e che ancora oggi risultano di sorprendente freschezza.

Ad aneddoti e racconti inediti dell’artista sulle sue tante collaborazioni con i grandi della musica italiana e internazionale, si alterneranno le immagini della data di “NERO A METÀ” tenuta il 13 dicembre scorso a Roma. Una serie di concerti che ha visto Pino Daniele salire sul palco delle principali città italiane con uno spettacolo che racchiude tutta la sua storia musicale e l’identità di suono che ha caratterizzato il suo percorso artistico. Insieme a Pino la band composta dai musicisti che parteciparono alle registrazioni dello storico album “NERO A METÀ”: Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano, tastiere ed organo) e Rosario Jermano(percussioni), gli amici Rino Zurzolo (contrabbasso) ed Elisabetta Serio (piano) e con la partecipazione straordinaria di due musicisti che hanno arricchito e stimolato il percorso artistico di Pino: Tullio De Piscopo alla batteria e James Senese al sax.

 

 

di Antonio Galluzzo

Pino Daniele, concerto a Roma 2014 di "Nero a metà" tour: la Neapolitan Power torna a vivere

 

I Grandi non hanno bisogno di presentazioni.
I Grandi non hanno bisogno di fare rumore, di praticare arti circensi sul palco durante un concerto per attirare l’attenzione.
Basta che i Grandi accennino un solo passo sul palco e la festa è pronta a cominciare.

Questo è quello che succede a Pino Daniele quando varca la soglia del proscenio e ringrazia per applausi, urla e sorrisi.
Ieri sera al Palalottomatica di Roma, il cantautore napoletano ha riportato i suoi fan indietro di trent’anni proponendo i brani della sua carriera degli anni ’80.

Stessa formazione del tempo (James Senese al sax, Agostino Marangolo alla batteria, Gigi De Rienzo al basso, Rosario Jermano alle percussioni, Ernesto Vitolo al piano. Ospiti speciali Tullio De Piscopo alla batteria, Rino Zurzolo al contrabbasso, Tony Esposito alle percussioni. Elisabetta Serio ha domato le tastiere e il piano), stesso sound e stessa consapevolezza di donare musica buona come sempre.
“Nero a metà” è il tour nostalgico – ma non in senso negativo – di Daniele che, a quasi 60 anni, rimane un’icona della musica italiana. Ne hanno avuta la certezza i fan che lo hanno accolto a braccia aperte, dai giovani ai diversamente giovani.

Quello che abbiamo ascoltato ieri sera non sono state solo le parole di un poeta (anche se dir questo non è poco), ma musica, quella che fanno i veri Musicisti che conoscono come le loro tasche metrica, ritmo, attacchi e stacchi. Basta un battito di bacchette, un riff di chitarra, un soffio accennato al sax che i brividi non stentano affatto ad arrivare.

“Nero a metà” è la storia del blues napoletano, la vivace essenza del rock, la melodia acustica, il funky perseverante, una commistione di generi che in Pino Daniele convivono come anime gemelle fatte l’uno per l’altra.
“Quanno chiove”, “O’ scarrafone”, “ Na tazzulella e cafè”, sino a “Napule è”, “Resta cù mmè”, “Io per lei”, “Nun me scuccià”, “A me me piace o blues”, “Je so pazz”, ogni canzone è un’emozione. “Nero a metà” resta uno di quei concerti che bisogna vedere almeno una volta nella vita per ricordarsi cos’è la musica, cos’è l’arte. Ed ogni tanto non fa male.

Come ama ribadire “non so buon” a parlare, Daniele parla con la musica, ha un rispetto ancestrale dei ruoli che la spocchia di certi musicisti di oggi hanno scordato.

Tony Esposito, Tullio De Piscopo, James Senese, poi, sono animali da palcoscenico e in questi casi l’età non conta, il talento rimane fulgidamente attaccato alla pelle di cotanti artisti come un veleno che nemmeno l’antidoto più potente riesce a debellare via.

 

 

di Antonella Dilorenzo

"Nero a metà", il ritorno. Pino Daniele e i suoi: la musica di una vita

Sabato sera al Palalottomatica un appuntamento per ripercorrere 30 anni di carriera. Con lui James Senese e Tullio De Piscopo


E’ difficile, se non impossibile, non amare Pino Daniele. La sua musica, le sue canzoni, sono di quelle che è facile legare a doppio filo alla nostra vita, conservarle in qualche cassetto del cuore quando sono più sentimentali e appassionate, metterle in sintonia con le gambe quando spingono sull’acceleratore del ritmo, sedersi è ascoltarle quando sono musicali, raffinate, sorprendenti. È difficile non amare la musica di Pino Daniele perché non è mai uguale a se stessa, perché ha scavato solchi profondi nella cultura contemporanea del nostro paese, perché è ormai parte integrante della colonna sonora della nostra vita. È difficile non amare, poi, “Nero a metà”, prodigioso album con il quale più di trent’anni fa Pino si è ritagliato un posto d’onore nell’Olimpo della nostra musica, album geniale e popolare al tempo stesso, in cui creatività e ricerca si mescolavano sapientemente con l’ironia e l’intelligenza.

È difficile, quindi non andare a vedere Pino Daniele riproporre ancora una volta dal vivo le canzoni di quel disco, in un concerto come quello che terrà al Palalottomatica domani sera, accompagnato da una straordinaria band, quella con la quale diede vita a quel progetto e che ancora oggi è al suo fianco, composta da James Senese (sax), Gigi De Rienzo (basso), Agostino Marangolo (batteria), Ernesto Vitolo (piano), Rosario Jermano (percussioni), mentre l’Acoustic Set vedrà sul palco Rino Zurzolo (contrabbasso), Elisabetta Serio (piano) e la partecipazione di Tullio De Piscopo. Del resto è la formazione giusta per mettere sulla tela i colori musicali della sua tavolozza, il blues, il rock, il pop, il jazz, il funk, la melodica, le sonorità mediterranee e quelle più acustiche, in uno show che si muove sulle note dell’omonimo storico terzo album di Pino, dove protagoniste saranno le canzoni più belle di Pino Daniele, da “Quanno chiove”, al brano che dichiara la sua passione di sempre, “A me me piace ‘o blues”, da “I say i sto ccà” a “Nun me scuccià”.

E se è vero che dischi come “Nero a metà” non subiranno mai le ingiurie degli anni e resteranno sempre attualità, bellissimi, coinvolgenti, è anche vero che ascoltare dal vivo quelle canzoni ci consente ancor di più di verificarne l’attualità, e la capacità di Daniele di riproporle senza farle mai diventare oggetto di nostalgia. Pino è un grande cantante, un bravissimo autore, ma è soprattutto un’eccellente musicista, che assieme ai suoi musicisti riesce a rileggere, a interpretare, a ricostruire ogni sera in maniera diversa le sue canzoni, trasformandole in materia viva, in emozione bruciante, in commovente melodia. Ecco, dunque, l’appuntamento con Pino Daniele è di quelli che, per scrivere una frase davvero ovvia, è “da non perdere”, perché ogni concerto di Pino è un atto unico, irripetibile, diverso da tutti gli altri che ha proposto prima e proporrà ancora. Perché a differenza di molti suoi colleghi Pino Daniele è nato per suonare dal vivo, perché in concerto da il meglio di se, con la sua voce e la sua chitarra.

 

 

di Ernesto Assante

Pino Daniele: «L’Italia è un caos, ci vorranno 50 anni per riprenderci»

         12 novembre 2014

La nuova tappa di Conegliano del suo “Nero a Metà tour” «Torno al 1980, ma non è nostalgia. Questione d’identità»

 

Non è nostalgia, a sentire lui. «È un andare a cercarsi». Come fare una visita al te più giovane. «Questione d’identità», spiega Pino Daniele. «Molti musicisti raggiungono il passato, si riuniscono dopo essersi sciolti. Sa qual è la verità? Nessuno riesce a rinunciare al suono. Chi nasce musico, morirà musico. Fosse l’ultima cosa da fare».

Scomodiamo Pino per il piacere di ascoltarlo, e questo è naturale, e per un suo inatteso avvicinamento al Friuli. Una tappa del Nero a Metà tour finirà a Conegliano, il 6 dicembre. Volevamo dirvelo, è una novità.

Il progetto, almeno per chi ama il Daniele (grande) dell’altro secolo, è un recupero di sonorità uniche, rimaste laggiù, ma destinate comunque a viaggiare. Oggi basta un clic da qualche parte e ritrovi il mondo che cerchi. Sarà un palco zeppo di gente uscita dagli anni Ottanta: Tullio De Piscopo e James Senese. Eh, mica due qualunque. Magari bravi, ma qualunque. No, usciti e rientrati nella storia, loro. Buon per noi.

«Non è stato particolarmente strano puntare la sveglia ventiquattro anni indietro – racconta – sono comunque pezzi che suono sempre. Ai concerti è naturale sfogliare l’album, succede anche quando me ne sto a casa. Ogni tanto impugno la chitarra… So guardare avanti, anzi, non farlo sarebbe una decisa frenata, uno stare fermo. Non possiamo permettercelo».

Così, facendo due conti, il mestiere assicura longevità, a meno di brusche cadute anzitempo. Non sono pochi i geni bruciati da alcol e droga. Tenendo i diavoli distanti, però, la passione allunga la vita. «I Rolling Stones hanno settant’anni e sembrano ragazzini. Una citazione soltanto per non divagare, ma di esempi ce ne sarebbero eccome. Confidiamo nella cabala, dài».

Torniamo a Nero a Metà. Disco da avere. Vi manca? Ahia. Provvedere subito. Lato A: I say i’ sto ccà, Musica musica, Quanno chiove, Puozze passà nu guaio, Voglio di più, Appocundria. Lato B: A me me piace ’o blues, E so cuntento ’e sta’, Nun me scoccià, Alleria, A testa in giù, Sotto ’o sole. Un prodotto con posizione granitica al 17 posto tra i cento mitici secondo i gusti della rivista Rolling Stone. Fu il terzo sfornato, dopo Terra mia, 1977, e Pino Daniele, 1978. Vogliamo dimenticarci dei due che seguirono Nero a Metà? Vai mò e Bella m’briana.

Facciamo un salto immaginario a Napoli. Qual è il racconto di oggi, Pino? «È una città complicata, come lo sono le grandi metropoli del terzo millennio inchiodate da un flusso irrefrenabile di razze. Dobbiamo imparare a convivere. Io mi sento un figlio d’Annibale, in fondo. Anche voi del Nord Est, però, con i confini liberi… un viavai intenso». Ognuno ha i suoi agili passaggi, l’importante è poi saper gestire al meglio la situazione.

«Guardi, ci vorranno cinquant’anni, se bastano, per riprenderci. È un gran casino questo Paese». Vogliamo aggiungere al marasma purtroppo attivo la piaga delle mafie? «Partiamo dal concetto che non sono invincibili, lo dice Saviano. Pensiamo di vincere la battaglia, altrimenti la perdi sul serio. Il guaio è: la criminalità organizzata si è talmente mescolata alle istituzioni che è difficile riconoscerla».

 

 

di Gian Paolo Polesini

Pino Daniele in tour: «Voglia del mio passato»

Pino Daniele ospite a “Il Messaggero”

Pino non ci pensa, non vuole pensarci proprio, ma i sessant’anni, un’età che sembra appartenere ormai a tutto il cantautorato nazionale, stanno per arrivare anche per lui. L’appuntamento è per il 19 marzo prossimo: «Ma non farò feste pubbliche, questo è sicuro», proclama. Poi ci scherza su: «Si, sono in scia alla carriera dei Pooh. Loro sono davanti di dieci anni io sono dietro».

Personaggio schivo, Pino Daniele non ha mai amato la luce abbagliante dei riflettori e tanto meno oggi, in una fase della sua vita in cui si è sganciato definitivamente dal ruolo di idolo nazionalpopolare della nostra pop music (e lo è stato, fra i primi a riempire gli stadi in epoca in cui non era consuetudine).
E, per segnare ulteriormente questo suo distacco dal cerimoniale pubblico, eccolo tuffarsi all’indietro recuperando un gioiello della sua carriera, quel Nero a metà (terzo album della sua discografia) dove c’è buona parte della sua estetica musicale con pezzi miliari come A me me piace ‘o blues. «L’ho fatto per l’esigenza di ritornare a una sonorità che avevo cercato negli anni 70 e 80, quando ogni artista aveva un’identità sonora, non come oggi dove tutto si è massificato», ci racconta facendo visita al Messaggero. E, con quel sound, Pino ritrova anche gli amici (mai perduti) di un tempo da James Senese a Agostino Marangolo, a Tullio De Piscopo a Gigi De Rienzo.
Pino, ma è un ritorno al passato puro e semplice?
«Più che un recupero di quegli anni è la voglia di ritrovare quel clima. Erano tempi in cui c’era l’opportunità di fare musica. E oggi questa possibilità manca clamorosamente. E poi c’è la voglia di far conoscere quel l’atmosfera a quelli che non hanno mai visto i nostri concerti allora».
Pino, nel frattempo, bolle in pentola l’idea anche di un disco di canzoni nuove?
«Si, sto lavorando a un nuovo album. Che, come al solito, sarà ricerca attorno alla musica etnica».
Non sente la voglia di scrivere nuovi pezzi che possano sfondare, come è successo in passato con canzoni, per esempio scritte in italiano, come “Io per lei” o “Che male c’è”?
“Non ci penso proprio. Anzi, la regola è non pensare a quello che scrivi, non mettersi a tavolino a dire adesso compongo una bella canzone. Musica e parole devono essere una cosa istintiva, devono uscire naturalmente. Per me suonare è come mangiare. E non posso farne a meno».
Quanto può stare senza suonare?
«Ma puoi stare più di due giorni senza mangiare? Suonare fa parte di me. E’ un modo di vivere, una disciplina, è il mio modo di comunicare con gli altri».
Pare di capire che, come sta succedendo da tempo nei concerti, anche nel prossimo disco ci sarà molto spazio per gli strumenti.
«L’improvvisazione è un momento magico della musica, specie oggi dove tutto è catalogato e tutto è scontato».
E’ un eredità della sua passione per la musica nera e per il jazz?
«Non c’è dubbio, le radici sono lì».
Anche quelle dei chitarristi che sono stati i suoi riferimenti?
«Sono tanti. Da Eric Clapton col suo modo di suonare blues, allo stile spagnolo di Paco De Lucia, al jazz di John McLaughlin. Il jazz, il suono latino, e quello mediterraneo sono il mio pane».
E la canzone napoletana?
«Sono grandi melodie, non è detto che un giorno non possa fare un disco di un certo tipo di quelle canzoni».
Sta dicendo che ci ha pensato?
«Sì, ho pensato magari di fare un album solo strumentale. A casa ogni tanto me le suono quelle canzoni e mi fa piacere, fanno parte della mia vita. Certo ci sono le cose fatte da Roberto Murolo che è difficile eguagliare».
Con Nero a metà Pino ha debuttato quest’estate a Verona, in una serata speciale. Ora riprende quel concerto con una serie di date invernali. La prima è a Conegliano, il 6 dicembre, poi Bari, Roma (il 13 al Palalottomatica), Napoli (16 e 17), Milano il 22.
«Sarà un concerto denso, una parte acustica e una elettrica e oltre a Nero a metà racconterò anche altri momenti della mia carriera», anticipa.

di Marco Molendini

Pino Daniele presenta in diretta il tour “NERO A METÀ”

       (05 novembre 2014)

 

Oggi Pino Daniele è stato ospite di Paola “Funky” Gallo nell’Auditorium di Radio Italia e ha parlato in diretta del suo tourNero a metà”, di cui Radio Italia è radio ufficiale.

Prendendo spunto da un’imitazione del cantante fatta dal nostro Mauro Marino, l’intervista è iniziata con una domanda semiseria: “Credo che tu sia una delle voci della musica italiana più imitate, tu ti diverti?” e Pino è stato volentieri al gioco: “A volte me la faccio anche da solo l’imitazione, mi diverto”. E l’imitazione se l’è fatta per davvero, in diretta!

Entrando nel vivo dell’argomento tour, invece, Paola ha chiesto a Pino un commento sull’ultimo live che ha tenuto all’Arena di Verona lo scorso settembre e che è stato trasmesso in diretta da Radio Italia, con ospiti come Francesco Renga, Emma, Elisa, Fiorella Mannoia e Mario Biondi: “E’ stato un bel concerto. Non ricordo altri cantanti in lingua (dico in lingua perché io ho cantato in napoletano) all’Arena di Verona. Io ho iniziato la mia carriera proprio lì e ci tenevo a fare questo concerto con una panoramica di tutto quello che ho fatto, oltre ai brani dell’album ‘Nero a metà’. Il risultato ci è piaciuto e abbiamo deciso di ripetere”. Infatti dal concerto è nato un tour che partirà ufficialmente l’11 dicembre al Pala Florio di Bari, dopo la data Zero del 6 dicembre a Conegliano (TV), e proseguirà il 13 al Palalottomatica di Roma, il 16 e il 17 al Pala Partenope di Napoli e il 22 al Mediolanum Forum di Assago (MI): “Gli ospiti non sono ancora annunciati, ma lo scopo principale è quello di rimanere fedele al tipo di suono che ho usato in ‘Nero a metà’ e posso anticiparvi che il concerto sarà diviso in due parti: una acustica e una elettrica”. La ricercatezza nel suono è un aspetto che da sempre caratterizza la produzione di Pino Daniele: “Con il passare degli anni l’ansia di cercare un determinato suono forse si perde un po’, ma non bisogna perdere la spontaneità. I miei live sono una specie di jam session e c’è molta improvvisazione, quindi ogni concerto è diverso dall’altro”.

L’attenzione si è spostata inevitabilmente sull’argomento suono e Paola ha chiesto al cantautore se ama assistere anche a concerti solo strumentali: “Qualche volta ci vado, solo quando mi interessa veramente. Ma deve essere una cosa particolare altrimenti mi viene voglia di suonare. Una volta andai a sentire un collega e mi ha chiamato subito sul palco”. E durante la sua carriera Pino Daniele il palco l’ha condiviso con artisti internazionali di altissimo profilo, come il chitarrista Pat Metheny: “Per me è fondamentale lavorare con musicisti di un certo calibro perché con loro puoi imparare molto e confrontarti. Ogni musicista si rifà alla propria cultura e gli italiani hanno un proprio approccio: una cosa è fare un genere e un’altra cosa è farne un’imitazione. Io cerco sempre di partire da quello che è il mio background, dalla musica della mia terra, poi c’è un codice universale che è la musica stessa e che ti permette di dialogare con altri artisti. Io continuo la ricerca come musicista anche se faccio il cantante”. A questo proposito, Pino Daniele ha ricordato insieme a Paola le sue svariate collaborazioni con altri artisti italiani: “Ho prodotto un disco di Giorgia bellissimo di cui sono molto fiero, ho scritto un pezzo per Fiorella Mannoia, ho cantato con Irene Grandi e con J Ax. Ho collaborato con molti cantanti italiani perché non mi do limiti”.

Come in tutte le dirette di Radio Italia, i fan hanno interagito con Pino Daniele da casa attraverso i social network e gli sms. Il primo commento che è saltato all’occhio è in napoletano verace: “Si Gruoss!” e il cantautore ironizza: “Pensavo proprio questa cosa mentre suonavo con Eric Clapton”. Un ascoltatore ha scritto di apprezzare molto le canzoni di Pino e gli ha chiesto se ne ha già pensate di nuove: “Sto scrivendo delle canzoni e quando sarò pronto farò un nuovo lavoro. Non posso dare anticipazioni perché non so nemmeno io cosa ci sarà nell’album. Io non penso a nulla, io suono e basta. E non penso nemmeno ai social, preferisco incontrare le persone per strada con un rapporto più umano e diretto”. Un’altra domanda da casa riguarda una possibile nuova collaborazione con Emma e il cantautore non lo esclude: “Penso proprio che ci sarà. A me fa sempre piacere incontrarla: le piace molto la mia musica, ha molta grinta e un grosso talento”.

Nel tour Nero a metà, di cui Radio Italia è radio ufficiale, Pino Daniele presenterà i brani dell’omonimo disco cult pubblicato nel 1980 e sarà accompagnato proprio da quei musicisti che hanno suonato in quell’album. Sul palco ci saranno anche il percussionista Tullio De Piscopo e il sassofonista James Senese. E’ un evento attesissimo e sarebbe quasi scontato inciderne una testimonianza in CD o DVD, ma anche su questo tema Pino va contro corrente: “Non credo uscirà un DVD, non registriamo niente. Suoniamo solo per il gusto di suonare, non ci sono scopi discografici. I concerti saranno momenti particolari e ognuno sarà diverso dall’altro. E’ un po’ come nel jazz: noi abbiamo delle canzoni e ogni sera ci improvvisiamo sopra. Questa cosa non si può decidere a tavolino, si fa solo così come viene”. L’unico modo per vedere e sentire quello che succederà sul palco è quindi andare a uno dei concerti del tour: il primo appuntamento utile è la data Zero, in programma sabato 6 dicembre alla Zoppas Arena di Conegliano.

 

 

Intervista di Paola “Funky” Gallo

Pino Daniele: «Sogno un mio festival»

«Quando c’era Bassolino, in città tanti progetti e artisti
Ora invece…»

«Mi piacerebbe realizzare un Festival del Mediterraneo, una 2 o 3 giorni di musica, da fare al porto di Napoli, dove coinvolgere artisti che rappresentino la Spagna, il Portogallo, il Nord Africa… Intanto a metà dicembre (il 16 e il 17) sarò in concerto col mio Nero a metà Tour al Palapartenope». Dove quest’anno non si farà il suo concertone con gli amici di sempre, «Tutta ‘n’ata storia Friends». Ma tutto ciò era già stato abbondantemente annunciato.

Del progetto nel porto ne ha già discusso con le istituzioni cittadine?
«Non ancora, ne ho parlato con l’ammiraglio Felice Angrisano, che guida il Comando Generale delle Capitanerie di Porto d’Italia. Lui è di Torre Annunziata, è una persona in gamba e mi ha assicurato il suo appoggio. Con il Comune e la Regine. No, quest’anno non ci ho ancora provato. Quando c’era Bassolino avevo rapporti con le istituzioni napoletane. Antonio aveva grandi idee, coinvolgeva in diversi progetti artisti napoletani che avevano dato lustro alla città. Ora…».

Quindi ora niente progetti sociali?
«Grazie anche alle istituzioni di allora, in passato ho suonato all’istituto penitenziario minorile di Nisida, e poi al carcere di Poggioreale: simili esperienze mi piacerebbe rifarle, ma da allora è più difficile rapportarsi con le nuove (istituzioni) che ho provato anche a coinvolgere per il mio progetto “Tutta ‘n’ata storia Friends”, ma senza ottenere grandi risultati».

Tentar non nuoce mai.
«Infatti. Questo non vuol dire che “Tutta ‘n’ata storia Friends” non si faccia più. Ritornerò comunque a Natale del 2015 con nuove idee. Le istituzioni? Rilancio con un nuovo invito all’amministrazione cittadina. Mi piacerebbe discutere con loro della mia idea seriale di Festival del Mediterraneo. Inteso come mare, non più cimitero d’acqua per sfortunati esuli, ma culla di civiltà. Siamo tutti figli di questo mare».

Che gli ha fatto vincere pure un premio, come simbolo del Mediterraneo.
«Sono orgoglioso di aver ricevuto il Premio Mediterraneo Arte e Creatività 2014. Il mio prossimo disco al quale mi dedicherò finito il tour, sarà incentrato proprio sulle musiche del Mediterraneo. Sul quale affacciano tanti Paesi che risentono in modo particolare della crisi. Non solo Napoli, quindi soffre del malaffare, delle infrastrutture che mancano, del traffico, delle lungaggini burocratiche, della delinquenza, delle scuole ed degli ospedali che non funzionano, della disoccupazione. Ovunque c’è crisi e tutto è fermo…».

Tornando alla due giorni di dicembre al Palapartenope, il cantautore sarà accompagnato dalla band originale del 1980, composta da James Senese, Gigi De Rienzo, Agostino Marangolo, Ernesto Vitolo, Rosario Jermano, mentre il set acustico vedrà Rino Zurzolo, Elisabetta Serio e la partecipazione di Tullio De Piscopo. Ovvero tutti i «friends».

 

di Carmine Aymone