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Con Daniele e Co. soffia il vento dei ricordi

 (30 dicembre 2012)

IL MUSICANTE E LA SUPERBAND AL PALAPARTENOPE: “TUTTA N’ATA STORIA” INCANTA E TRASCINA LA PLATEA

 

«Non sarà un concerto per nostalgici» aveva preannunciato Pino Daniele nella sua intervista e il pubblico presente al Palapartenope per il primo dei sei concerti previsti fino al 6 gennaio lo ha confermato (ancora disponibili biglietti solo per il 5 e 6). C’erano in sala quelli che come noi erano presenti in piazza del Plebiscito nel 1981, ma la maggior parte degli spettatori erano giovani dai 30 anni in giù a conferma che Pino Daniele e la “Superband” hanno travalicato le generazioni e i ceti sociali, continuando a “contagiare nuovi malati” anche senza esibirsi più insieme. «È una serata speciale, una serata per voi in cui farò anche canzoni vecchissime, per cui mi potrò anche sbagliare» comincia da solo con la sua chitarra e per far capire meglio cosa intende per “canzoni vecchissime” rispolvera “Terra mia”, “Qualcosa arriverà” e “Lazzari Felici” con il sorprendente coro del pubblico che ricorda anche le parole dei brani più desueti. «Sono stato un ragazzo fortunato perché ho incontrato tantissimi musicisti, per cui era giusto ritrovarci così qui a Napoli»: abbraccia Tullio De Piscopo che con spazzole e rullante lo accompagna in “Putesse essere allero” e “Je sto vicino a te”. Altro grandissimo applauso la platea lo riserva a James Senese, al suo sax e i Napoli Centrale (Gigi De Rienzo, Enesto Vitolo, Fredy Malfi) che propongono cult come “Campagna” e “Simme jute e simme venute), poi rientra Pino e a Senese si aggiungono Rino Zurzolo al contrabbasso, Joe Amoroso, Rosario Jermano percussioni, Antonio Onorato e Michael Baker alla batteria per “amplificare” i brividi di “Chi tene o mare” (le tastiere di Amoruso e la chitarra di Onorato meritano una citazione a parte); “Quanno chiove” è un vento di ricordi soffiato dal sax di Senese che sostiene il coro del pubblico fino ad arrivare al “pariamiento” tra la chitarra slide di Pino e quella di Onorato sulle note di “Je so pazzo” (con un “nun c’è scassate o c….” liberatorio gridato dalla platea alzatasi appositamente in piedi per rafforzarlo) e “’O scarrafone” con la profetica strofa “questa lega è una vergogna”.

Con Enzo Gragnaniello si erano incontrati solo sui banchi delle elementari, per la prima volta si scambiano le canzoni e così lo “sciamano” dei Quartieri regala una intensissima “Cammina cammina” (il coro sempre presente…) mentre il Musicante lo accompagna a modo suo in “Senza voce”: poi si aggiungono Zurzolo, Onorato e Jermano per una toccante “Donna Cuncetta” con le voci di Gragnaniello e Pino che si incrociano strofa dopo strofa. Poi è la volta di Toni Esposito con la sua band che ripropone la sua hit “Kalimba de luna” per poi entrare in “trio” con Zurzolo e Gianluca Podio alle tastiere per esaltare la sei corde di Pino in “Appucundria” e “Mareluna”.
Davvero belle tutte le parentesi e le jam session che costituiscono l’evento “Tutta n’ata storia”, ma quando si ritrova la Superband al completo e attaccano “Bella mbriana” comincia il nucleo centrale del concerto, quello che tutti attendevano da una vita, sia quelli che li avevano già visti all’opera, sia i giovani che, dopo averli ammirati solo su YouTube, hanno vissuto un momento storico. Abbiamo dichiarato che noi eravamo al concerto del 1981 (era l’anno della maturità e ci accampammo in piazza fin dal mattino) ma da allora per lavoro e per passione abbiamo visto Pino Daniele suonare decine di volte con tantissime formazioni diverse e in collaborazione con tantissimageimi artisti di statura internazionale (non ultimo Eric Clapton due estati fa) per cui quello che affermiamo non è dettato dalla nostra parte nostalgica ma dall’averlo visto e sentito in ogni formazione. C’è un’alchimia, un legame, una istintiva veracità che si innesca quando Pino Daniele si ritrova con gli amici della Superband, un codice invisibile, una comunicazione e una condivisione di intenzioni che li rende di gran lunga più emozionanti e tecnicamente inimitabili rispetto anche “agli dei” internazionali che si sono misurati con la sua musica. L’apoteosi scatta sull’attacco di “I say je sto cca” con la meritatissima standing ovation che anticipa “Notte ca se ne va” per poi cambiare scena e lasciare spazio ad una composizione di Joe Amoruso, ad una versione intima di “Alleria” (Zurzolo, Amoruso, Daniele) e una creazione strumentale del virtuoso del contrabbasso accompagnato dalla moglie Valentina e da Elisabetta Serio alle tastiere. Anche De Piscopo ha la sua parentesi personale, che dopo una coinvolgente improvvisazione lo vede riproporre “Stop Bajon” (insieme a Tony Cercola) per poi lasciare il palco al “padrone di casa” che insieme a Baker, Podio, Zurzolo e la Serio abbandona i pezzi cult rielaborando le sue canzoni più recenti (“Coffe time”, “O frà”, “Sara non piangere”, “Dubbi non ho”, “Che male c’è”). A volerla dire tutta, la platea ha seguito questo “segmento” più recente con poca attenzione e partecipazione, che però sono subito tornate a livelli altissimi quando, con la stessa formazione, ha reinterpretato “A me me piace o blues”. Il finale appartiene alla Superband ed è li “ca se ne carett o teatr” (è li che arrivò l’apoteosi ndr) con “Vient e terra” che si merita una lunghissima standing ovation e “Yes I know my way” (doppia batteria De Piscopo-Baker e doppia tastiera Amoruso-Podio). Stremato ma felicissimo Pino Daniele regala solo un bis, una versione corale di “Napule è” con tutti i musicisti protagonisti della serata contemporaneamente in scena. Questo è solo il preludio, fino al 6 gennaio questo grandissimo incontro si ripeterà al Palapartenope, ma già si lavora alla progettazione di un evento ancora più sensazionale che dovrebbe avere luogo questa estate nel “salotto buono” del Plebiscito o sul lungomare liberato: la strada giusta è questa, loro sono l’orgoglio, il vanto e il riscatto di una città, oggi ancor più che nell’81. Questa è la cosa importante che la gente con la sua massiccia presenza poligenerazionale ha voluto comunicare al Musicante, al suo management e a tutti gli altri musicisti napoletani.

 

di Gigi Avolio

Pino Daniele in tour: è ‘Tutta n’ata storia’ con la vecchia band

Critiche e pareri discordanti a parte la voce blues di Napoli fa sold out ed emoziona ancora: Tutta n’ata storia live riunisce la vecchia superband che accompagnava Pino Daniele negli anni 80.

 

30 Dicembre – Da due sere a  Napoli, nei pressi del Palapartenope, si respira aria di revival: un blues partenopeo anni ottanta riporta indietro nel tempo, all’epoca d’oro in cui dei ragazzotti napoletani imbracciano i loro strumenti e improvvisano sessioni musicali di altissimo livello che danno anche l’idea di una spensierata festa tra amici. Questi amici sono Pino Daniele, Tullio De Piscopo, James Senese, Joe Amoruso, Tony Esposito, Rino Zurzolo. Nel 2012 i ragazzi in questione non sono più così giovani, ma il loro talento è rimasto  immutato nel tempo e le canzoni scritte all’epoca hanno ormai il sapore del mito.

Terra mia apre la serata, tra gli applausi e l’emozione del pubblico, quasi palpabile. La chitarra di Pino Daniele è riconoscibile sin dalle prime note ed immediatamente trascina lo spettatore a qualche decennio fa. Parte poi una sorta di medley con Putesse essere allero, Qualcosa arriverà, Je sto vicino a te e iniziano a salire sul palco Tullio De Piscopo , James Senese, Joe Amoruso. Il “nero napoletano” Senese, virtuosissimo sassofonista, si esibisce con il suo gruppo storico Napoli Centrale offrendo una performance di un’energia straordinaria.  Je so pazzo, O Scarrafone, Chi tene o mare, Quando: l’atmosfera è densa di emozione, il pubblico si scalda e canta ogni singola parola a memoria. Vecchi estimatori del repertorio anni ’80 di Pino Daniele, che hanno avuto la fortuna di vivere quel periodo d’oro, ma anche giovani fan  che hanno conosciuto ed apprezzato la sua musica tramite vecchi dischi e filmati.

Non solo Pino Daniele dunque: le guest star si alternano sul palco offrendo performance straordinarie della loro musica. E’ gioia per le orecchie quando Tony Esposito accenna l’intro di Kalimba de luna con sola voce e percussioni. Anche Tullio De Piscopo, prima con la batteria poi con la sua voce, scatena palco e pubblico con  Aiz Aiz ed è subito festa. Joe Amoruso sembra non accusare l’età che avanza: la sua esibizione alla tastiera è magistrale. Oltre alla “vecchia formazione” della superband di Pino Daniele sono saliti sul palco anche Enzo Gragnaniello e Raiz, che si sono prima esibiti in alcuni dei loro pezzi per poi accompagnare Pino Daniele nei suoi brani. Grande assente Enzo Avitabile; primo nome in cartellone, è venuto meno a pochi giorni da concerto per“mancati accordi artistici” relativi alla presenza dei bottari. Notizia, per altro, data in via non ufficiale, ma trapelata attraverso facebook e radio e fatta girare tramite passaparola, tant’è che tra il pubblico erano in molti a non essere al corrente della cosa.

La delusione dei fan c’è stata, soprattutto per la scorrettezza del gesto, dal momento che il prezzo del biglietto comprendeva anche la sua di esibizione. Altra nota dolente, per i “puristi” del vecchio Pino, una mezz’ora circa di brani più “recenti”, come Dubbi non ho, Sara, Coffe time. Ma tutto il resto ripaga ampiamente: nel finale con Viento e terra, Yes i know my way e l’immancabile Napul’è il pubblico si alza in piedi e ad occhi chiusi, anche se sono passati ormai 30 anni e l’energia di una volta è stata in parte portata via dal passare del tempo, sembra di ascoltare uno di quei vecchi live in cui la superband, tra risate in amicizia e sguardi complici, dava il meglio di se. Pino Daniele sarà in scena fino al 6 gennaio, per un totale di sei date, quattro delle quali sold out. E’ inoltre prevista a breve l’uscita di un cd-dvd del live del 2008 che segnò i 30 anni di carriera dell’artista napoletano.

 

di Elvira Puglisi

Pino Daniele, “Tutta n’ata storia – live in Napoli”. Il reportage di MelodicaMente

Pino Daniele in scena al Palapartenope di Napoli con il secondo dei 6 show previsti per “Tutta n’ata storia” – live in Napoli, secondo che il bluesman ha regalato ai partecipanti della serata di ieri 29 Dicembre 2012, secondo sold-out che anticipa il terzo di questa sera e posticipa quella di Venerdì sera – il 28, cioè – un ponte con l’altro trittico di show previsti il 4, 5 e 6 Gennaio 2013. Un misto tra amarcord e parole sparse, una standing ovation in orizzontale (giusto per utilizzare un ossimoro), le mani rivolte al palco con l’energia che ritorna come riflessa. Ancora qualche biglietto disponibile al botteghino (circa una decina), i fortunati paganti che hanno invaso l’ex Teatro Tenda per assistere al sound-check (circa 200 persone), una folla molto composta che attende l’apertura dei cancelli, cellulari, macchine fotografiche, posti a sedere.

Sono le 19 e 30 quando ufficialmente i cancelli vengono aperti, il pubblico prende posto con ritmo incalzante nel parterre adibito per l’occasione a platea con tanto di posti a sedere: fatto salva la tribuna posta allo zenit, la musica proviene dal nadir e quelle poltrone ad un certo punto cominciano ad esser strette. C’è chi si affida al racconto di parenti ed amici (o anche amanti della musica) che hanno partecipato la sera prima allo show (già si grida al successo), c’è chi invece è con la propria famiglia (memore dei giorni che furono), chi è con amici o fidanzati, chi invece è distratto, distratto dalla voglia di non ascoltare alcun chiacchiericcio ma di ascolatare: in entrambe i casi ci vuole passione. Pubblico eterogeneo, nessuna nostalgia, curiosità.

L’annuncio di “Tutta n’ata storia” – live in Napoli è passato alla ribalta nazionale, ci sarebbe da decifrare la ragion d’essere dell’evento, confrontarlo con le visioni e le idee e i luoghi comuni, le faziosità, i gusti e le naturali propensioni di ognuno, un’opera che non trova spazio in queste righe per ovvie ragioni: qui diamo spazio alla musica. 3 i concerti (diventati poi 6) che Pino Daniele in comunione con quelli che furono i suoi compagni d’inizio viaggio hanno voluto “regalare”, la consapevolezza che il senso di appartenenza alla propria terra (senza faziosità alcuna, ragionando anche in chiave utopistica), l’esclusione di qualsivoglia rivalità (anche se celata), la voglia di suonare sono capaci di dare un’identità al pubblico, al popolo locale e nazionale.

Enzo Gragnaniello, Tullio De Piscopo, James Senese, Tony Esposito, Joe Amoruso e Rino Zurzolo gli amici di sempre che hanno accompagnato Pino Daniele sul palco cui vanno citati Ernesto Vitolo, Gigi De Rienzo, Rosario Jermano, Gianluca Podio, Valentina Crimaldi, Elisabetta Serio e Raiz (assente la serata del 28) alternatisi sul palco per dar vita allo show. Un repertorio che spazia dai grandi successi del passato di Daniele (il pezzo d’apertura è stato “Terra Mia” dall’omonimo album del 1977) a canzoni scritte e concepite durante la carriera solista come “Kalimba de Luna” di Tony Esposito o “Primmavera – Stop Bajon” di Tullio De Piscopo, passando per “Cammina Cammina” omaggio che Enzo Gragnaniello elargisce all’amico di sempre e “Campagna” scritta dai Napoli Centrale (gruppo capitanato da James Senese – Daniele nel ’77 era presente al basso). I suoni si mischiano, i destini confluiscono di nuovo e ancora su quel palco che quarant’anni fa li ha lanciati in quest’avventura che oggi rivive, anche se breve: ognuno con la propria band, ormai, ma lo spirito del “Neapolitan Power” è ancora vivo, come dal vivo si apprezzano quelle sfumature (influenze) musicali che solo musicisti di talento riescono ad offrire o far confluire nelle proprie creazioni.

Ore 21.05. Pino Daniele entra in scena con la sua chitarra acustica, pantaloni bianchi camicia nera: anche i non amanti del genere ma della musica di qualità intrinseca, possono riconoscere l’arpeggio di corde inconfondibile per quello che è stato l’elemento di maggior spicco di “Tutta n’ata storia” – live in Napoli. Parafrasando il titolo di questa celebre canzone, “Terra Mia” (Terra Mia – 1977) è il pezzo d’apertura con l’autore visibilmente emozionato ed il pubblico che canta all’unisono, “Qualcosa arriverà” (Qualcosa Arriverà – 1988), “Lazzari Felici” (Musicante – 1984) sono i primi tre bani eseguiti rigorosamente unplugged, voce e chitarra (e pubblico). Scherza, chiacchiera col pubblico, suona e canta: Pino Daniele introduce Tullio De Piscopo, il più eclettico delle special guest, accolto con una standing ovation, professione percussionista.“Putesse essere allero” ( Pino Daniele – 1979) e “Je sto vicino a te” (Pino Daniele – 1979) con De Piscopo alle pelli sono un concentrato di emozioni, un vulcano che trema dalle fondamenta pronto ad esplodere. James Senese con i Napoli Centrale suona “Campagna” e “Simme jute e simme venute” con Vitolo, De Rienzo e Malfi, l’ingresso in scena di Pino Daniele e Antonio Onorato arricchisce il repertorio con “Chi Tene ‘o mare” (Pino Daniele – 1979), “Quanno Chiove” (Nero a Metà – 1980), “Je sò pazz’” (Pino Daniele – 1979) e “O’ Scarrafone” (Un Uomo in Blues – 1991). Su “Je sò pazz’” (Pino Daniele – 1979) Daniele ed Onorato si lasciano andare ad un flow acustico che mischia il blues tipico al neapolitan jazz.

E’ il momento di “Cammina Cammina” (Terra Mia – 1979) omaggio dell’amico di banco delle elementari Enzo Gragnaniello raggiunto da Daniele sulle note di “Senza Voce” (voce e chitarra): il momento di massima emozione si registra sulle note di “Donna Cuncetta” cantata e suonata da Daniele, Gragnaniello, Zurzolo ed il MaestroRosario Jermano alle percussioni; insieme accendono la scintilla, anche se il pubblico stenta ancora ad alzarsi.Tony Esposito che alla fine del concerto si aggira tra il pubblico al di fuori della struttura, mette in scena un solo di percussioni che anticipa la sua hit più conosciuta, “Kalimba de Luna”. Incalzanti sono “Appucundria” (Nero a Metà – 1980), “Mareluna” (Medina – 2001), “Bella m’briana” (Bella m’briana – 1982), “I say je sto ‘ccà” (Nero a Metà – 1980), “Notte che se ne va” (Vai Mò – 1981) e “Alleria” (Nero a Metà – 1980) che registrano un alternarsi di musicisti sul palco (prima Zurzolo, Esposito e Podio poi anche De Piscopo, Amoruso e Senese) prima che piomba sul palco per la sua esibizione Tullio De Piscopo, accolto con una standing ovation ricambiata dal fatto che è riuscito a schiodare i partecipanti dal posto. Dopo un solo strumentale proprone “Primmavera – Stop Bajon” (uno dei primi brani rap incisi in Italia) tra sorrisi regalati e balli improvvisati.

Arriva il momento della parentesi dei giorni nostri con il medley “Coffee Time” e “O’ Frà” tratti dall’album “La Grande Madre” (2012) in cui si apprezza tutto il talento musicale e la bravura d’esecuzione di Pino Daniele, accompagnato da Baker, Podio, Serio, Zurzolo cui si aggiungono Amoruso, Zurzolo, Senese, De Piscopo, Esposito per “Sara non Piangere”, “Dubbi non ho”, “Che male c’è”, “A’ me me piace o blues”, “Viento ‘e Terra”, “Yes I Know My Way”.

Lo show si chiude dopo 3 ore con tutti sul placo sulle note di “Napul’è”: tutti i presenti balzano dalle sedie, si fiondano ai piedi del palco aspettando quell’attimo da una vita: migliaia di speranze che si riaccendono, forse illeitmotiv della serata, la felicità per aver partecipato ad un momento epico, un giovane ragazzo che si allontana sulle parole della canzone un pò stordito dalla felicità ma con l’amara consapevolezza che la musica unisce, mentre l’uomo divide.

 

di Angelo Moraca

Pino Daniele al Neapolis Festival tra nuovi brani e grandi classici

 

Non siamo negli anni ’80 al concerto di Piazza del Plebiscito dove le presenze ufficiali contavano 200.000 persone né parliamo del concerto a Cava dè Tirreni del 1993 dove la folla in delirio invade lo Stadio Simonetta Lamberti per assistere ad uno dei concerti più memorabili, da cui è tratto l’album“E Sona Mò”. Ma siamo nel 2012, Campo Sportivo G. Troisi a Giffoni Valle Piana, Pino Daniele in scena al Neapolis Festival che quest’anno vede per la prima volta la fusione con uno dei festival più importanti al mondo: il Giffoni Film Festival. Il tour La Grande Madre, tratto dall’omonimo album, porta il bluesman italiano in giro per l’Italia e anche all’estero (a in europa e negli USA a New York, Boston, Washington D.C.)  che ha già fatto registrare il tutto esaurito. Cambiano i musicisti, cambiano gli scenari, il tempo passa. Ma il sorriso, la magia dell’arpeggio di chitarra autentico, unico ed inimitabile restano ancora intatti. Ciò che si ascolta nei cd – nelle registrazioni studio, cioè – lo si apprezza dal vivo; questo è il talento che madre natura è capace di regalare.

Oltre 6.000 i presenti al Campo Sportivo G. Troisi di Giffoni Valle Piana per il primo di una serie di concerti che vedranno esibirisi tra gli altri Caparezza, Club Dogo, Dinosaur Jr., Il Teatro degli Orrori, Tre Allegri Ragazzi Morti ePatti Smith. Per quest’ultima si contano già 10.000 biglietti venduti. La folla si spalma in lungo e in largo al Campo Sportivo, le famiglie con bambini a seguito si posizionano sulla tribuna in posizione laterale rispetto al palco, mentre i più affezionati si affannano per aggiudicarsi il posto in prima fila, con l’addome poggiato sulle transenne. Molti giovani presenti, ragazzi e ragazze accorsi da ogni parte della Campania ed anche qualche nostalgico che si lascia andare tra una birra ed un aneddoto (una signora intratteneva un comizio con un gruppo di amiche lasciando riaffiorare i ricordi che la legano a quel 22 Maggio 1993, il concerto a Cava dè Tirreni). L’aria umida e poco ventilata non scoraggia nessuno dei presenti, impazienti solo di veder spuntare dal backstage la sagoma di uno dei musicisti più influenti del panorama musicale italiano, capace di regalare canzoni entrate di diritto nell’immaginario – e nel cuore – collettivo.

Il repertorio conta 23 canzoni tra successi degli anni ’80 e canzoni tratte dall’ultimo album “La Grande Madre”. Ilcorpus di canzoni che propone la scaletta viaggia all’unisono con quello che è l’intento dell’artista stesso: ripercorrere con il suo pubblico le tappe principali che hanno segnato un’intera generazione, nonchè la propria storia personale. Certo anche la band è cambiata (non ci sono gli storici James Senese, Tullio De Piscopo e Tony Esposito) ma le new entry non hanno nulla da temere ma tutto da dimostrare. E lo spettacolo si lascia apprezzare in pieno. Alla batteria Omar Hakim, Rachel Z al piano, Solomon Dorsey al basso (che per l’occasione sfoggia un abbigliamento da scolaretto) e Gianluca Podio programmazioni e tastiere riescono a creare quell’alchimia con il tocco aulico ed unico della chitarra di Pino Daniele, mentre il pubblico ci pensa da sé a cantare a squarciagola tutti i grandi successi e non solo. Del resto, se Pino Daniele ha comunque perso in parte quell’incazzatura che si apprezzava nelle sue canzoni, quella voglia di rivoluzione che ogni giovane non disprezza, ora si può apprezzare la musica; come i bluesman nati e cresciuti nel Mississipi hanno incarnato una generazione, anche l’Italia non è da meno per gli amanti della buona musica.

L’inizio era previsto per le ore 22:00 ma alle 21 e 50 si spengono i riflettori del Campo Sportivo per far posto a quelli che illuminano il palco. Nel frattempo il pubblico da circa un’ora comincia a scaldare voce ed anima, impaziente e pretenzioso di veder spuntare il loro idolo. Lo show si divide in tre parti: la prima parte vede la chitarra e la voce di Pino Daniele, una jam session inserita nell’ultimo album (Coffee Time – ‘O frà), un unplugged chitarra acustica e voce e la band. Si comincia con “Invece no” (Un Uomo in Blues – 1991), “Amore senza fine” (Yes I know My Way – 1998), “Quando” (Yes I Know My Way – 1998), “Se mi vuoi” (Non calpestare i fiori nel deserto – 1995),“Putessse essere allero” (Pino DanielOmar Hakim & Pino Danielee – 1979) cantati in sequenza chitarra elettrica e voce senza che il pubblico avesse modo di realizzare, cinque grandi successi piombano nelle orecchie e nel cuore dei presenti e qualcuno si lascia trasportare in un nostalgico ricordo. Subito dopo la jam sessione presente nell’ultimo album con le canoni “Coffee Time” e ” ‘O Frà”. Qui si apprezza in pieno la bravura e la tecnica dei musicisti che accompagnano Pino Daniele in questo tour. L’atmosfera è sublime, sembra di essere in una taberna con un gruppo di amici che improvvisano delle note di blues in sequenza. Chiusa la parentesi strumentale, avanti la band all’unisono.

Il primo singolo estratto dall’ultimo album, “Melodramma” ed un salto nel passato con “A testa in giù”(Nerò a metà – 1980) l’album che ha consacrato la stile di Pino Daniele. “Stare bene a metà” (Dimmi cosa succede sulla Terra – 1997) e il successo planetario di “Napul’è” (Terra Mia – 1977). Ancora, “Dubbi non ho” (Dimmi cosa succede sulla Terra – 1997) e “Che male c’è” (Dimmi cosa succede sulla Terra – 1998); segue una splendida versione piano e voce di “Quanno Chiove” (Nero a metà – 1980) e “Anna verrà” (Mascalzone Latino – 1989). E arriva così il medley in old style: Piano Daniele imbraccia la sua chitarra acustica e si lascia accompagnare dalla voce del pubblico e dai musicisti sulle note di “I Still love You” (La Grande Madre – 2012),“Je sò Pazzo” (Pino Daniele – 1979), “Boogie Boogie Man” (Boogie Boogie Man – 2010), “Io per Lei” (Non calpestare i fiori nel deserto – 1995), “A mè me piace ‘o blues” (Nero a Metà – 1980). Ancora due pezzi tratti dall’ultimo album “Niente è come Prima” e “La Grande Madre” prima di concedersi una breve pausa di 5 minuti mentre il pubblico non contento invoca a gran voce “Pino, Pino Pino, Pino”. Sembra essere tornati indietro nel tempo, seppure è un’effimera illusione.

E’ arrivato così il tempo delle ultime due canzoni: “Che Dio ti Benedica” (Che Dio ti Benedica – 1993) e il successo di “Yes i Know My Way” (Vai mò – 1981) dove ha cantato per intero il pubblico protagonista della serata mentre i musicisti si divertivano sul palco. 23 canzoni per un totale di 1 ora e 45 minuti di musica, un giro su e giù per la storia (quella italiana s’intende) e la consapevolezza che la musica di qualità, ancora una volta, è sempre padrona in un palcoscenico mondiale che a tutto bada tranne che alle emozioni.

 

di Angelo Moraca